Tra le principali composizioni del disco citiamo Ondina, la vivèna. Questo brano interpreta il dolce canto della protagonista che racconta la propria storia in una modalità durchkomponiert assimilabile sia ai Lied romantici di Schubert quanto al jazz modale della scuola “Blue Note” della metà degli anni Sessanta. Ondina era la bellissima vivèna del Lago di Carezza che con il suo canto deliziava i viandanti durante il loro cammino. Ebbe tuttavia la sfortuna di attirare un potente mago che si innamorò follemente di lei cercando conquistarla anche con l’inganno. Il brano Samblana e le Ymèles rappresenta gli aspetti più dolci dell’inverno. Protettrice della fertilità femminile, Samblana è aiutata dalle Ymèles, due gemelle che hanno il compito di avvertire gli abitanti delle Alpi dei pericoli incombenti. Il brano ha una melodia cantabile e dopo l’atmosfera meditativa iniziale il tempo improvvisamente accelera, lancia una serie di soli compreso quello orchestrale per poi ristabilire, con la ripresa del tema, la quiete pastorale. Ergobanda, collegata alla leggenda di Samblana, è una maga di origine medievale a cui si dice si rivolsero gli abitanti di Dobbiaco per spezzare il “sortilegio” circa la mancanza di nascite maschili. Eseguita in quintetto questa composizione è caratterizzata da tre temi principali corrispondenti ai tre incantesimi della maga che in un turbinio di suoni, cambi di tempo e velocità portano a sorprendere l’ascoltatore. Soreguinha è il piccolo raggio di sole nato dall’unione di una vivèna con la Stella, che per continuare a vivere necessita di quotidiani bagni di luce. L’esplosiva ed accattivante melodia di questo brano è caratterizzata da un caleidoscopio di influenze che vanno dal choro e dalla bossa nova brasiliani alle sezioni fiati cubane.